Scritto da Totò Mirabile
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Domenica 21 Giugno 2015 08:37 |
Giuseppe Conti

Leggendo Totò Mirabile. Leggere gli scritti di Totò Mirabile, in particolare la sua raccolta di racconti “Chiusa e Chiusesi”, mi ha riportato molto indietro nel tempo. Mi sono improvvisamente ed idealmente ritrovato ragazzo a correre e a scorrazzare per le vie, i vicoli e i vicoletti aggiacatati, a rivedere i muri in pietra viva e grezza invecchiata dal tempo di una Chiusa di tanti anni fa, di una Chiusa che mi è rimasta impressa nella mente come un segno indelebile stampato da un marchio incandescente, lo stesso marchio incandescente che smuove lontani ed innumerevoli ricordi in chi è stato costretto a lasciare la terra che lo ha visto nascere e crescere.Come Totò, ho lasciato Chiusa tanti decenni fa. Sono invecchiato lontano da una terra che mi è rimasta nel cuore e nella mente. Leggendolo ho visto Totò come fosse la mia stessa immagine riflessa allo specchio. Totò, come me, è un chiusese, ma lasciatemelo dire alla vecchia maniera, un chiusalino che ha ritrovato nei suoi scritti la propria infanzia e la propria giovinezza.Non sono un critico letterario, sono altre le mie competenze, non posso avanzare un giudizio in tal senso, ma mi sento di testimoniare la fantasmagoria di sentimenti e di struggenti ricordi che l’opera di Totò Mirabile ha suscitato in me e, sono certo, susciterà in tutti i compaesani che per le vicende della vita, non sempre volontariamente scelte, sono andati a vivere lontano, avventurandosi verso un ignoto destino .Spesso, anzi molto spesso, tanti, troppi, sono stati costretti ad abbandonare la terra che li ha visti nascere e crescere per necessità, per cercare altrove un benessere lungamente agognato e sognato. Un verso di Ignazio Buttitta recita:“O terra d’aranci e di canzuni, lu latti mi lu dasti, ma pani nun mi nni duni.”E’ stata questa una realtà, una terribile realtà.Ebbene in tutti questi compaesani dispersi per il mondo, la lettura delle opere e delle poesie di Totò, certamente susciterà sentimenti di conforto e di dolce nostalgia.Totò è un emigrato che ha portato con sé le radici della sua terra ma è anche una persona che possiede la grande capacità di raccontarle e di scriverle, e scrivendole altro non fa che lasciare a chi verrà dopo di noi una eredità preziosissima che non deve assolutamente andare perduta. Le proprie radici vanno gelosamente salvaguardate e mai rinnegate. Mi viene in mente ciò che un noto filosofo affermava: “Un popolo che rifiuta le proprie radici vive come un animale”.Altro aspetto che fa di Totò un difensore strenuo delle nostre radici e tradizioni è l’uso dell’idioma dei nostri padri.Ritengo infatti che i linguaggi dialettali rappresentano una ricchezza storica di ogni popolazione e di ogni gruppo etnico. È una ricchezza in più che non è in alternativa all'italiano. Il dialetto è la lingua dei rapporti familiari, è la nostra prima lingua che ha delle sfumature che l'italiano non conosce. Ci sono tanti modi di dire che sono intraducibili, che perdono sapore, e talvolta anche di significato, una volta resi in italiano. Rispettare la nostra identità significa rivalutare anche il dialetto. E poi chi lo dice che sia un dialetto? Dice Mario Liberto nella sua raccolta di puisii e canzuni: è una “lingua ricca di palori, ‘mprignata di soni miludiusi di sprissioni ca i duminatura n’è i seculi n’hannu lassatu, e c’un trova simili n’o restu du munnu.Il mondo corre, siamo in piena globalizzazione. Il dialetto arricchisce il nostro essere cittadini del mondo che non rinnegano le proprie radici. Totò Mirabile è uno di questi. Nei racconti “Chiusa e Chiusesi” fatti, storie, persone della vecchia Chiusa ci sono tutti, c’è anche la sua e nostra lingua ca comu ‘i giammariti miludiusamenti sona.Tutto è descritto con semplicità e purezza come nei cunti che raccontavano le nonne ai propri nipotini prima di mandarli a letto.Bravo Totò, bravo anche a nome di tutti i chiusesi lontani dall’indimenticata Chiusa.Giuseppe Conti.
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Ultimo aggiornamento Domenica 21 Giugno 2015 08:41 |